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L'AIUTO NEGATO AI DISABILI NELLE CARCERI
di MARISA MELIS
QUOTIDIANO SARDEGNA DELL'8 FEBBRAIO 2013
Il mondo della disabilità ha tante storie da raccontare, brutte ma anche belle ed utili.
Leggevo con interesse di un’iniziativa “importante” che si è svolta nel carcere di Via Burla a Parma.
E’ un carcere dove sono presenti un centinaio di detenuti con disabilità.
Cosa si è fatto? Con l’aiuto di una Fondazione che ha dato i finanziamenti, della ASL che ha mandato i suoi “insegnanti” e di altre persone, si sono scelti 9 detenuti che hanno frequentato un corso tipo operatore socio sanitario.
Questi detenuti sono chiamati dentro la casa circondariale “piantoni” ed hanno il compito di aiutare gli altri ospiti con disabilità: collaborando a sollevarli, a fare la doccia e tutte quei compiti che vanno in direzione di un aiuto concreto per l’autonomia della persona.
Trovo che questo sia un’iniziativa da imitare e da ripetere su tutto il territorio nazionale; anche se conosciamo tutti per averlo sentito dai media che la situazione nelle carceri italiane è di sovraffollamento, le possibilità lavorative dei carcerati si limitano a lavori in cucina, in biblioteca, qualcuno frequenta corsi scolastici ma tanti sono stipati in angusti spazi dove si annientano fisicamente ma soprattutto psicologicamente.
Io non voglio addentrarmi e parlare (non ne ho la competenza) della situazione brutta in cui versano le nostre carceri ma essendo quello un luogo dove le persone “si devono redimere” trovo assurdo che siano talmente poche le iniziative come questa che ho trovato sulla stampa.
Questi corsi dovrebbero essere di routine, ma leggo che i finanziatori sono pochi anche per impiegare i detenuti (quelli idonei) in aziende agricole o altro fuori dalle mura carcerarie.
Mi sembra di capire che questa casa circondariale vista la situazione non rosea su tutto il territorio nazionale sia una specie di “gioiellino”.
Approfondendo l’argomento, ho letto che nel carcere esiste un reparto attrezzato nato per i “paraplegici” dotato addirittura di piscina, “dovrebbe” effettuarsi la kinesiterapia, è presente un letto attrezzato per fare il bagno i detenuti che, sono completamente allettati, una palestra per ginnastica dolce.
Leggo che tutto questo, è completamento inutilizzato per mancanza di fondi.
Milioni di euro spesi ma i detenuti con disabilità non possono usufruirne.
Soldi pubblici spesi che non hanno portato “benessere” a nessuno, magari c’è ancora tempo per rimediare e dare senso a quelle strutture nate per qualcosa di positivo.
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